Autore: Ivano Raffeca

È la Venezia di fine novembre 2017, la giovane notte d’autunno adagiata sulla leggera e umida nebbia, confonde e sfuma i contorni di case maltenute, di antichi e decadenti palazzi, di ombrosi canali, illuminati dalla fioca luce gialla sorretta da lampioni in ferro battuto.

Passeggiando per le calli lo sguardo indugia e penetra gli oscuri angoli dove la luce non arriva, circondato dall’atmosfera ovattata di semioscurità, e dove il silenzio è rotto dal bordo schiaffeggiato da acqua scura di canali, che come specchi copiano i bagliori tremolanti di finestre ancora illuminate nella notte sempre più profonda.
Lentamente Venezia svela allo sguardo timoroso già ostacolato dalla nebbia e dall’oscurità deboli miraggi che emergono sopra le vie d’acqua accompagnati dal suono secco di passi veloci, e crea confuse scenografie misteriose e indecifrabili, trascinando l’animo verso gli enigmi della mente.

Magica e mistica forse, ma di certo non banale Venezia di notte, dove l’incanto del momento blocca lo scorrere del tempo, e che inaspettate ombre di passanti inducono a farlo proseguire ancora.