Scomodiamo Fregoli perchè è diventato un proverbio, una parabola per indicare la capacità di trasformismo di una persona ma anche di una società o di un partito politico o di una associazione culturale.
Portare Fregoli in fiera si richiama alle fiere di tanti anni fa quando i fotografi ambulanti per sbarcare il lunario allestivano delle aree con paesaggi e sagome su cui componevano poi i ritratti a pagamento. Potevi raccontare del tuo viaggio a Parigi, o a Londra, potevi farti una foto in divisa da generale, da pilota di aereo. Ricordo al paesello la sagoma di Tarzan su cui bisognava montare solo la testa appesi a una scaletta da dietro….e tutti gli aspiranti giovani nerboruti si succedevano a vedere come ‘venivano’. Senza parlare delle donne appassionate di ‘via col vento’….ricordo perfettamente le facce che si calavano nel ruolo da attrici buffe ma ‘consumate’.
C’era un po’ di tutto questo nell’approccio al nostro stand. Adulti maturi, anziani,giovani coppie con figli, adolescenti e bambini. Non si sono tirati indietro professionisti e amministratori, assessori e …perfino il sindaco!
Volevamo produrre cultura, far entrare la gente comune, che in genere si limita a fare da spettatore, in ruoli riservati agli attori: cosi è stato, semplicemente cambiando il cappello e posando per noi fotografi col pallino dell’etica. Chiamiamo appunto etica la fotografia finalizzata ai cambiamenti in atto nella società e nel territorio. Redimere il ritratto dalla scellerata moda dello shooting con improbabili starlettes e riportarlo a misura del valore del gesto,di rughe, di fisionomie, di parentesi dal lavoro che spesso nemmeno c’è.
Un grazie agli amici della Tribù del Cucù per averci fornito i cappelli di scena senza i quali Fregoli non avrebbe recitato, e un augurio per il futuro: questo può diventare un appuntamento annuale in fiera, magari aggiungendo costumi d’epoca con cui trasformarsi. Un grazie inoltre agli amici attori che si sono prestati a divertirsi con noi nel nostro laboratorio fotografico.
Angelo Trinca